Nella gestione dell’osteoporosi, secondo gli esperti più aggiornati, la cura maggiormente efficace dipende dal profilo del paziente e dal rischio specifico di frattura, ma le linee guida e i recenti sviluppi focalizzano oggi l’attenzione su farmaci con forte capacità anabolica, rivoluzionando l’approccio terapeutico soprattutto nei quadri severi o ad alto rischio di frattura. Accanto alle opzioni consolidate, nel 2025 emergono nuovi trattamenti che stanno ridefinendo la strategia contro la fragilità ossea.
Le basi del trattamento: prevenzione e riconoscimento tempestivo
L’osteoporosi rappresenta una condizione clinica caratterizzata dalla riduzione della densità minerale ossea e dall’aumento del rischio di fratture, soprattutto in donne in post-menopausa e uomini anziani. La diagnosi precoce, generalmente tramite MOC (mineralometria ossea computerizzata), è fondamentale per identificare anche le fasi precoci, come l’osteopenia, permettendo un intervento più mirato e tempestivo. Prevenire la progressione della malattia significa agire fin da subito con stili di vita corretti, attività fisica, supplementazione di calcio e vitamina D, ma soprattutto adottare subito i trattamenti farmacologici appropriati nei casi di rischio elevato.
Alcuni fattori di rischio che rendono necessaria una cura farmacologica avanzata includono:
I farmaci anti-riassorbitivi: colonna portante della terapia
Storicamente, la terapia dell’osteoporosi si è basata su farmaci anti-riassorbitivi, che agiscono rallentando la perdita dell’osso. Questi farmaci comprendono i bisfosfonati – come alendronato e risedronato – rappresentando la prima scelta nella maggior parte dei casi grazie a una comprovata capacità di riduzione delle fratture vertebrali e non vertebrali. Fanno parte di questa classe anche il denosumab (anticorpo monoclonale contro il RANKL) che si somministra ogni sei mesi tramite iniezione sottocutanea, e i SERM (modulatori selettivi del recettore degli estrogeni) come il raloxifene, utili soprattutto nelle donne in postmenopausa grazie anche a effetti protettivi sul profilo cardiovascolare.
Queste terapie sono efficaci e sicure per la maggioranza delle persone con rischio moderato, contribuendo a mantenere e talora incrementare la densità minerale ossea. L’obiettivo principale è quindi evitare fratture, in particolare a livello vertebrale, del femore prossimale e del polso.
Le terapie anaboliche: la svolta dei nuovi farmaci
Recentemente, l’attenzione di specialisti e ricercatori si è spostata su farmaci anabolici, che invece stimolano la formazione di nuovo osso. Un trattamento di particolare rilievo che ha conosciuto l’approvazione e la rimborsabilità in Italia nel 2025 è abaloparatide. Questo farmaco appartiene alla categoria degli analoghi del peptide correlato all’ormone paratiroideo ed è in grado di:
Abaloparatide è fortemente raccomandato nelle persone con osteoporosi severa o già colpite da frattura, e rappresenta la terapia di prima scelta per i soggetti a rischio molto elevato. I dati statunitensi su oltre 40.000 pazienti confermano una riduzione superiore del rischio di fratture non vertebrali rispetto alla precedente terapia standard, ossia la teriparatide, e una migliore protezione dalle fratture del femore.
Schema terapeutico raccomandato dagli esperti
Gli esperti suggeriscono un approccio sequenziale:
Un altro principio attivo innovativo è il romosozumab, somministrato tramite doppia iniezione sottocutanea mensile: agisce sia come anabolizzante sia come anti-riassorbitivo, risultando particolarmente indicato per soggetti selezionati con elevatissimo rischio di frattura o che hanno già riportato gravi compromissioni scheletriche.
Approccio integrato e personalizzato: la chiave per il successo terapeutico
La cura più efficace oggi per l’osteoporosi secondo gli esperti non si basa su una soluzione unica, ma piuttosto su una combinazione sinergica di strategie, sempre improntata alla personalizzazione. Il trattamento deve essere scelto tenendo conto di:
Non va sottovalutato il ruolo di modifiche dello stile di vita, importanti tanto quanto la terapia farmacologica. Tra questi:
Per i soggetti in menopausa precoce o per gli uomini sopra i 70 anni spesso si considerano trattamenti ormonali specifici, sempre sotto stretto controllo specialistico a causa dei possibili effetti collaterali.
In sintesi, oggi le principali società scientifiche e le linee guida italiane raccomandano:
Le terapie di ultima generazione stanno ridefinendo la prognosi dei pazienti, abbattendo drasticamente il rischio di fratture e garantendo una migliore qualità della vita nella terza età. Per ogni caso, la collaborazione multidisciplinare tra specialista, medico di base e fisioterapista è essenziale per un programma terapeutico efficace e duraturo.