Il tessuto non tessuto (TNT) è uno dei materiali tecnici più impiegati e discussi nell’edilizia, nell’agricoltura e in numerose applicazioni industriali. Data la sua popolarità, è naturale che circolino idee contrastanti sulle sue proprietà, specialmente in merito alla domanda: lascia passare l’acqua oppure no? La risposta, forse sorprendente, è che nella maggior parte dei casi, il tessuto non tessuto è appositamente progettato per permettere il passaggio dell’acqua, svolgendo contemporaneamente una funzione di filtraggio e protezione dei materiali sottostanti.
Cosa rende il tessuto non tessuto permeabile all’acqua?
Il segreto della permeabilità del tessuto non tessuto risiede nella sua struttura a base di fibre sintetiche che, a differenza dei tessuti tradizionali realizzati attraverso la tessitura, viene realizzata mediante processi come l’agugliatura o la termolegatura. Questi metodi consentono di ottenere una superficie composta da microspazi tridimensionali tra le fibre, che favoriscono il passaggio dell’acqua senza però far transitare le particelle solide più grandi, come terra o detriti .
Un esempio emblematico è rappresentato dai geotessili non tessuti, largamente utilizzati nell’edilizia e nell’ingegneria ambientale per la gestione delle acque meteoriche e il filtraggio del suolo. In queste applicazioni, il TNT garantisce una funzionalità doppia: consente all’acqua di defluire evitando ristagni pericolosi per la stabilità strutturale e, allo stesso tempo, impedisce il trasporto delle particelle fini che potrebbero intasare i sistemi di drenaggio .
Utilizzi pratici: dal drenaggio all’agricoltura
Nel settore edilizio, il TNT trova applicazione sia come barriera di drenaggio attorno alle fondamenta che come sistema di protezione per infrastrutture situate in zone soggette a elevata umidità. Il tessuto non tessuto viene posizionato tra il terreno e gli strati di materiale da drenare, dove svolge il compito di regolare il flusso dell’acqua e, nel contempo, proteggere la struttura dalla risalita di particelle fangose o sabbiose .
In agricoltura, invece, il tessuto non tessuto è celebre per essere utilizzato come copertura protettiva delle colture. Una delle domande frequenti riguarda proprio il comportamento del TNT sotto la pioggia: coprendo le piante, si teme che il tessuto possa impedire il corretto apporto idrico. In realtà, il TNT è studiato per lasciar filtrare la pioggia o l’acqua d’irrigazione, assicurando una distribuzione uniforme sui vegetali. Questo favorisce un ambiente equilibrato, limita l’evaporazione eccessiva mantenendo l’umidità necessaria per lo sviluppo delle radici e protegge dagli shock termici e dagli agenti atmosferici .
Come funziona il TNT come barriera selettiva
Il tessuto non tessuto agisce come barriera selettiva grazie alla precisa dimensione dei pori tra le sue fibre. Questa caratteristica determina direttamente la capacità di lasciar passare l’acqua trattenendo invece particelle solide. Nelle versioni specifiche per geotecnica, la gamma di dimensioni dei pori può essere calibrata in base alle esigenze del progetto: una maglia più stretta garantirà maggiore capacità di filtrazione delle particelle fini, mentre una più ampia aumenterà ulteriormente la permeabilità idrica .
La struttura tridimensionale del TNT permette quindi di:
- Favorire il drenaggio e prevenire ristagni idrici
- Bloccare il passaggio di limo e terra
- Proteggere impianti e colture dal rischio di marciume radicale causato da eccesso di acqua
- Mantenere un microclima più stabile attorno alle piante
Risulta fondamentale ricordare che non tutti i TNT sono uguali: variando spessore, grammatura e densità delle fibre, i produttori possono creare materiali con prestazioni su misura per usi differenti. Ad esempio, i geotessili non tessuti impiegati nei lavori pubblici per la separazione dei terreni o il rinforzo delle strade devono offrire una resistenza meccanica e una durata maggiori rispetto al TNT impiegato in agricoltura per la copertura temporanea delle colture.
Curiosità sulla resistenza e sulla filtrazione del tessuto non tessuto
La durata nel tempo del TNT è un altro aspetto interessante: trattandosi di un materiale sintetico (principalmente polipropilene e poliestere), è imputrescibile, resiste all’attacco di muffe, batteri e parassiti e si deteriora molto più lentamente rispetto ai tessuti naturali tradizionali.
Il TNT è inoltre resistente agli sbalzi termici e ai raggi UV, rendendo possibile il suo utilizzo anche come copertura esterna stagionale. In contesti di filtri industriali, viene scelto non solo per la capacità di filtrare l’acqua ma anche per le sue doti di resistenza meccanica, che limitano rotture e deformazioni anche dopo lunghi periodi di utilizzo e sollecitazioni importanti.
È interessante notare che il tessuto non tessuto può essere anche idrorepellente o addirittura impermeabile, se sottoposto a trattamenti chimici speciali che modificano la superficie delle fibre. Tuttavia, nella maggioranza degli impieghi tecnici e agricoli, si predilige la varietà permeabile per favorire il corretto scambio di acqua e aria.
Dal punto di vista ambientale, un vantaggio non trascurabile è rappresentato dalla possibilità di utilizzare TNT riciclati o realizzati da materie prime sostenibili, favorendo così la riduzione degli sprechi nei settori agricoli e civili.
In definitiva, la proprietà chiave che spesso sorprende chi si avvicina per la prima volta a questo materiale è che, a differenza di altri tessuti tecnici ad alta resistenza, il tessuto non tessuto in versione standard è altamente permeabile all’acqua. Questa sua peculiarità lo rende insostituibile in tutte quelle situazioni dove serve coniugare resistenza, protezione e controllo dei flussi idrici, sia in campo che in città.