Qual è la pianta che vive di più al mondo? Ecco la risposta sorprendente

Nel regno delle piante longeve, la domanda su quale sia la specie che vive di più al mondo sorprende per le sue molteplici risposte e sfumature. La risposta dipende da come si definisce la longevità: consideriamo solo la vita di un singolo individuo non clonato, oppure la persistenza genetica di una stessa pianta attraverso la clonazione naturale delle radici? Questo sottile dettaglio cambia radicalmente la classifica delle piante più antiche del pianeta, rivelando storie straordinarie di adattamento e resistenza biologica.

La straordinaria longevità dell’Old Tjikko

Tra tutte, una delle sorprese più affascinanti arriva dalla Svezia, dove si trova l’Old Tjikko. Si tratta di un esile abete rosso (Picea abies) la cui età è stata calcolata contando fino a 9.561 anni. Il suo record non consiste nella lunghezza della vita del singolo tronco—che ha “solo” 600 anni—ma nella capacità delle sue radici di perpetuarsi nel tempo attraverso un processo naturale di clonazione: quando il tronco muore, un nuovo fusto si sviluppa utilizzando lo stesso apparato radicale, assicurando così all’organismo la possibilità di attraversare i millenni senza interruzioni di continuità genetica. Questo straordinario meccanismo garantisce la sopravvivenza della stessa pianta molto oltre la semplice durata della vita di ogni singolo tronco apparente.

L’Old Tjikko rappresenta un esempio paradigmatico di come il concetto di individuo nelle piante differisca notevolmente da quello nell’uomo o negli animali: ciò che sopravvive nei millenni, infatti, non è il fusto che vediamo, ma l’intera struttura delle radici che si autorigenera e perpetua se stessa.

Matusalemme e i pini longevi delle White Mountains

Tuttavia, se ci concentriamo invece sul singolo individuo e sul concetto di “albero non clonale” (che cioè non si rigenera grazie alle radici), allora il prestigioso primato spetta al celebre “Matusalemme”, un Pinus longaeva situato nelle White Mountains in California. L’età ufficiale di questo albero è oltre 4.850 anni, rendendolo il più antico organismo vegetale vivente non clonato conosciuto al mondo. Fascino e mistero circondano questi alberi straordinari: crescono a quote elevate, in ambienti dalle condizioni spesso estreme, e questa lentezza di accrescimento associata a una straordinaria capacità di resistere ai cambiamenti ambientali rappresenta il vero segreto della loro incredibile longevità.

In questa famiglia botanica si inserisce anche il Pino di Prometeo, altro esemplare di conifere dei grandi altopiani americani, abbattuto negli anni ‘60 per errore umano quando si stimava che superasse abbondantemente i 4.900 anni.

Colonie clonate, radici millenarie e altre piante da record

Oltre a Old Tjikko, esistono altri organismi viventi la cui longevità è dovuta alla perpetuazione clonale di radici, rami e fusti: è il caso di Pando, una gigantesca colonia di pioppo tremulo (Populus tremuloides) nello Utah. Pando sembra avere almeno 80.000 anni se si considera la longevità dell’apparato radicale che continua instancabilmente a generare nuovi tronchi. Tuttavia, siccome non si tratta di un singolo tronco o una singola chioma, il suo record rappresenta la longevità dell’intero organismo piuttosto che dell’albero in senso stretto.

Restando in tema di record, merita di essere citato il Jomon Sugi sull’isola di Yakushima in Giappone, la cui età stimata va dai 2.000 ai 7.000 anni. Il Jomon Sugi appartiene alla specie Cryptomeria japonica e gode di grande rispetto a livello culturale, nonché di tutela come patrimonio mondiale della natura.

Un caso curioso riguarda invece alcune specie di ginepro comune che si trovano nella Lapponia finlandese: alcuni esemplari sarebbero datati oltre i 3.000 anni, rendendo anche questi arbusti dei veri e propri viventi fossili della biodiversità europea.

Le sequoie e la spettacolare resistenza degli alberi giganti

Impossibile non menzionare le possenti sequoie della California. La sequoia gigante (Sequoiadendron giganteum) e la sequoia sempreverde (Sequoia sempervirens) sono famose in tutto il mondo per la loro imponente mole e per la straordinaria longevità. Alcuni individui, come “President” nella Sierra Nevada, superano i 3.200 anni di età. Pur non raggiungendo i record assoluti in quanto a durata della vita, questi alberi sono simbolo di stabilità e resistenza delle foreste primordiali americane. La loro sopravvivenza nei secoli ci racconta di un patrimonio genetico e adattativo raro e prezioso, fortemente minacciato dai cambiamenti climatici e dall’attività umana.

Curiosità: piante senza terra e adattamento estremo

Oltre alle plurimillenarie conifere, il mondo vegetale offre anche esempi di sorprendente adattamento, come la Tillandsia, nota anche come “pianta dell’aria”. Pur non entrando nella classifica delle piante più longeve, questa specie delle Bromeliaceae affascina per la capacità di vivere senza terreno, assorbendo acqua e nutrienti direttamente dall’umidità atmosferica tramite speciali strutture chiamate tricomi. È una testimonianza delle soluzioni ingegnose adottate dalle piante per sopravvivere anche nei contesti più ostili.

In sintesi, il titolo di “pianta che vive di più” dipende dal punto di vista:

  • Old Tjikko detiene il record considerando la clonazione radicale, con oltre 9.500 anni.
  • Matusalemme è invece il singolo albero non clonato più longevo, con circa 4.850 anni.
  • Gli organismi coloniali come Pando sorpassano persino questi limiti, quando si considera la durata di tutto il sistema radicale.
  • Le sequoie sono esempi iconici di alberi longevi e imponenti, ma non i più vecchi in senso assoluto.

Questi straordinari testimoni verdi ci insegnano che la vita, attraverso innumerevoli strategie biologiche, può superare limiti apparentemente invalicabili, lasciando una traccia profonda nella storia della Terra e nella memoria collettiva dell’umanità.

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